Luigi Veronesi (Milano, 1908-1998) è stato uno dei protagonisti dell’arte astratta in Italia. Artista ricco e complesso, ha spaziato, fin dagli esordi, tra pittura, incisione, grafica editoriale e pubblicitaria, fotografia, cinema, scenografia e costumi per il teatro. Influenzato dalle opere di Kandinskij e Klee, che ha occasione di vedere alla Biennale di Venezia del 1930, conosce a Parigi Fernand Léger, tramite il quale aderisce al gruppo Abstraction-Création, nato per promuovere e sostenere l’arte non figurativa.
Veronesi entra così in contatto con gli esponenti delle tendenze più avanzate dell’arte europea e si afferma come l’artista italiano più vicino al Bauhaus, la scuola fondata nel 1919 a Weimar dall’architetto Walter Gropius con l’obiettivo di superare l’antitesi tra arte e artigianato e di integrare creazione artistica e produzione industriale.
Affascinato dalle potenzialità espressive delle forme e dalla musica, Veronesi crea rigorose composizioni geometriche che indagano la relazione tra suono e colore, traducendo i rapporti matematici tra le note musicali in rapporti tonali tra i colori.