Antonio Calderara

Antonio Calderara (Abbiategrasso, 1903 – Vacciago, 1978) fu un personaggio enigmatico, difficilmente incasellabile in una linea artistica ben definita: nel corso della sua vita, infatti, entrò in contatto con molti artisti italiani e stranieri, traendo da essi ispirazione, ma al contempo mantenendo libertà ed autonomia d’espressione.
Autodidatta, Calderara formò il suo linguaggio espressivo nel contesto milanese, passando da un primo periodo figurativo, influenzato dapprima dalle correnti del gruppo Novecento, poi dalla scoperta di Piero della Francesca e di Seraut, ma anche di Morandi, Guidi e Donghi, ad uno astratto, in linea con le ricerche di grandi maestri europei, come Albers, Mondrian, Mavigner e Max Bill. II suo lavoro, o meglio, l’intera sua esistenza, trascorsa in un isolamento quasi ascetico sulle sponde del lago d’Orta, ruota intorno al tentativo di “capire cosa fosse la pittura”, di coglierne l’essenza l’ultima e tutta la sua produzione è unita da questa tensione e dal ruolo decisivo che hanno in essa luce e colore.
Dal 1957 i paesaggi diventano sempre più tenui e geometrizzati, Antonio Calderara si sposta lentamente dal figurativo all’astratto in un percorso naturale e progressivo che renderà il suo percorso artistico unico nel suo genere e otterrà il riconoscimento internazionale della critica. Grande attenzione soprattutto alla tecnica dell’acquerello e della serigrafia, le uniche a detta di Calderara, che riuscivano ad arrivare al livello di rarefazione del colore che da sempre ha cercato.
Ha partecipato alla Documenta di Kassel e alla Biennale di Venezia ed è presente con i suoi lavori allo Stedeljik Museum di Amsterdam, alla Pinakotek der Modern di Monaco, al Kunstmuseum di Winterthur ed in numerosi altri importanti musei nel mondo. Muore a Vacciago il 27 giugno 1978.

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